Filippo Reppi: da Trieste al Belgio passando per … Microsoft
Si parla molto spesso di “fuga” di cervelli e, nella moltitudine di eccellenze medico-scientifiche, ingegneristiche e tecniche, è bello anche ogni tanto imbattersi in una figura più specificatamente orientata sul marketing e la comunicazione. E_Factory è sempre all’erta ed attenta nell’analizzare chi, come italiano e specialmente come nativo del Friuli Venezia Giulia, si sta facendo largo nel mondo del lavoro anche a molti chilometri da casa.
E, questa volta, ci spostiamo in Belgio: proprio in quella nazione, ha trovato lavoro Filippo Reppi: triestino “doc”, dopo la laurea in Relazioni Pubbliche all’Università di Udine, un master in Web Marketing and Digital Communication a Venezia ed un altro master alla 24Ore Business School, il suo percorso lavorativo si è sviluppato in maniera esponenziale. Un paio di esperienze a casa come marketing specialist, poi il “salto” lontano da casa, fino ad arrivare in Scozia e poi in Belgio dove, da gennaio 2020, lavora come Partner Marketing Assistant in un’azienda di livello qual’è Microsoft. La sua è decisamente una storia interessante, per tutti coloro che si occupano di digital e di comunicazione e racconta di come un triestino possa ritagliarsi un ruolo sgomitando senza problemi nel “mare magnum” del marketing mondiale.
Il tuo ruolo, sul profilo Linkedin, recita “Partner Marketing Assistant at Microsoft”: spiegaci un pò più nel dettaglio le tue competenze, responsabilità e, in generale, di che cosa ti occupi.
Esattamente! Come magari si può intuire dal titolo, lavoro con le aziende partner di Microsoft in Belgio e Lussemburgo. Specificatamente lavoro nel dipartimento OCP, One Commercial Partner, e nel team GTM, ovvero Go-To-Market. Il mio team ed io possiamo dire di mettere letteralmente in atto la mission di Microsoft, ovvero quella di aiutare ogni persona ed ogni organizzazione sul pianeta a raggiungere “di più”. Questo perché noi ci occupiamo di aiutare le aziende partner di Microsoft ad essere competitive sul mercato. Lo facciamo creando assieme a loro campagne marketing a seconda degli obiettivi da raggiungere, organizzando eventi dal vivo (quando si poteva) ed online, scrivendo articoli per la nostra partner community dove approfondiamo tematiche riguardanti il marketing, in modo tale da poterli aiutare ispirandoli, e anche articoli dove mettiamo in risalto le soluzioni di partner un po’ più piccoli, chiamati ISV (Indipendent Software Vendor).
Oltre a tutto questo, mi occupo pure di gestire e guidare i partner attraverso l’intero processo del GTM, dal momento in cui entrano in contatto con Microsoft per la prima volta fino al post esecuzione della campagna marketing. Mi occupo anche di gestire una community su Linkedin dedicata interamente agli ISV con lo scopo di rafforzare le relazioni con loro. Oltre a ciò mi occupo di trovare potenziali nuovi ISV interessati a diventare Microsoft partners.
Microsoft è certamente un brand molto conosciuto a livello mondiale: che aria si respira, nel lavorare all’interno di un’azienda come questa?
Lavorare in Microsoft è a dir poco stimolante. E’ un ambiente estremamente vivo ed ogni giorno ci sono sempre nuove sfide da affrontare.
L’azienda si focalizza molto sulla persona in quanto permette, sia ad un junior che ad un senior, di apprendere sempre cose nuove che permettono di ampliare le proprie skills e conoscenze. Infatti non c’è mai stato un momento in cui io “solo lavorassi”: da quando sono entrato in Microsoft ho anche sempre studiato per il conseguimento di certificazioni riguardanti le tecnologie dell’azienda, o per corsi universitari riguardanti la mia professione. Ciò accade grazie al fatto che Microsoft è un’azienda estremamente innovativa volta ad incrementare sempre di più la motivazione delle persone a lavorare molto sulle proprie capacità.
Infine, cosa molto importante, dalla mia esperienza personale posso dire con certezza che questa è un’azienda che ha una mentalità aperta a 360 gradi: ti permette di imparare sbagliando senza mai farti sentire inadeguato (anzi, alle volte proprio ti spinge a sbagliare!).
Chi vuole tuffarsi nel mondo della consulenza digitale ha di fronte a sé un vero e proprio mondo di variabili e di possibili soluzioni: che cosa ritieni abbia creato la pandemia mondiale, nel mercato della comunicazione e del digitale?
Il momento storico che stiamo tutti vivendo ha sicuramente fatto in modo che la rinomata Digital Transformation accelerasse notevolmente. Con ciò, e con il mondo che si sta tutto spostando tutto sul cloud, possiamo dire che si è giunti a due risultati principali:
– si sono create tantissime nuove occasioni di lavoro, un po’ più tecniche come i cloud architecht, i data scientist e un po’ più manageriali come i cloud manager appunto
– lo smart working ha letteralmente distrutto ogni tipo di barriera: si può lavorare da ogni parte del mondo che si vuole senza alcun tipo di problema
Con questo scenario appunto è cambiato, e cambierà ancora, il modo di fare marketing e comunicazione, motivo per il quale mi sono iscritto ad un master in Innovation Strategy e Digital Transformation, anche al fine di capire quali nuovi scenari si prospetteranno nel mercato un domani.
Il tuo CV parla chiaro e racconta del fatto che hai già avuto esperienze all’estero: vuoi raccontarcele? E, soprattutto, vuoi raccontare com’è vivere “da straniero” in paesi come l’Inghilterra o il Belgio?
Sì! A luglio 2019, dopo essermi laureato, mi sono trasferito a Glasgow, in Scozia. Lì ho lavorato come data analyst per una digital agency. Da triestino DOC all’inizio è stata un po’ dura: mancavano il sole, il mare, gli amici e ovviamente… la Triestina! Bisogna dire che per noi italiani abituarsi o semplicemente ambientarsi al “freddo” della Scozia non è affatto facile, anche perché le persone del posto sono molto restie a stringere amicizie con persone “straniere”.
Per quanto riguarda il Belgio, invece, la situazione è stata molto diversa: nonostante non lo abbia vissuto a pieno causa pandemia, sono riuscito in poco tempo a stingere amicizie con persone provenienti da ogni parte del mondo, e anche del posto come i miei colleghi.
Parliamo proprio di esperienze: consiglieresti a un ragazzo italiano di andare all’estero? Se si, perchè?
Assolutamente sì. Poi dipende dagli obiettivi che uno vuole raggiungere. Posso però garantire che aziende di grande calibro prediligono giovani che abbiano fatto almeno un’esperienza all’estero. Per loro significa molto: significa sapersi ambientare ovunque e con chiunque, significa soprattutto essere propensi ad uscire dalla propria comfort zone e significa anche non aver paura delle sfide, bensì essere propensi a mettersi in gioco.